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REAL ESTATE OUTLOOK

Flessibilità e resilienza: investire nel Real Estate in tempi di incertezza economica

Rendimenti durevoli con la disciplina, la conoscenza delle realtà locali e la gestione attiva che crea valore

Principali conclusioni

  • Il panorama dell'immobiliare commerciale nel 2025 è plasmato dall'incertezza strutturale dettata dalle tensioni geopolitiche, dall'inflazione persistente e da un percorso imprevedibile dei tassi di interesse.
  • Gli approcci tradizionali basati su allocazioni settoriali generalizzate e strategie di momentum si dimostrano insufficienti nel contesto attuale.
  • In uno scenario sempre più incerto, crediamo occorra essere più selettivi e dare priorità a investimenti mirati che possono offrire rendimento durevole e conseguire valida performance anche in mercati piatti o che vacillano. Riteniamo che settori come le infrastrutture digitali, il residenziale multifamily, gli alloggi per studenti, la logistica, e il retail con servizi essenziali, siano oggi relativamente più resilienti.

Sino a poco tempo fa, l’immobiliare commerciale sembrava pronto all’agognato rimbalzo. Tuttavia, nel 2025 è emersa una nuova realtà: l’incertezza è divenuta strutturale. Tensioni commerciali, inflazione, rischi di recessione e volatilità dei tassi d’interesse hanno agitato i mercati e rallentato i processi decisionali. Le strategie tradizionali con approcci generalisti di stampo momentum alimentati dalla compressione dei tassi di capitalizzazione e dalla crescita degli affitti non forniscono più un sostegno affidabile. Per questo, oggi più che mai, è importante disporre di un processo d’investimento rigoroso, che affonda le radici nella conoscenza delle realtà locali e nell’eccellenza operativa.

Il nostro Secular OutlookL’era della frammentazione”, da poco pubblicato, tratteggia un mondo in trasformazione, in cui i cambiamenti sul fronte delle alleanze commerciali e della sicurezza determinano rischi regionali eterogenei. In Asia, specialmente in Cina, che è diretta verso una crescita più lenta a fronte dell’aumento del debito e del deterioramento del quadro demografico, dominano le tensioni geopolitiche e la questione dei dazi. Negli Stati Uniti, i principali ostacoli comprendono l’inflazione ostinata, l’incertezza sulle politiche e la volatilità politica. L’Europa è alle prese con alti costi dell’energia e cambiamenti nella regolamentazione, ma l’aumento della spesa per la difesa e gli investimenti infrastrutturali potrebbero fornire una spinta positiva.

Visti i rischi eterogenei nei vari settori e regioni, i tradizionali driver di rendimento sono divenuti meno affidabili, soprattutto in un contesto di leva negativa. A nostro giudizio, ottenere performance resiliente e robusti rendimenti dai flussi di cassa richiede sempre più conoscenze delle realtà locali e gestione attiva esperta nell’equity, nello sviluppo, nella strutturazione del debito e nelle ristrutturazioni complesse. Occorre puntare su investimenti mirati per conseguire valida performance anche in mercati piatti o vacillanti.

Il debito, tradizionale architrave della piattaforma immobiliare di PIMCO, resta molto attrattivo per il suo valore relativo. Come accennato nel Real Estate Outlook dello scorso anno “Gestire le complessità: sfide e opportunità nel mercato immobiliare commerciale di oggi ”, entro la fine del 2026 si stima che giungano a scadenza prestiti per circa 1.900 miliardi di dollari negli Stati Uniti e 315 miliardi di euro in Europa.

Crediamo che quest’ondata di scadenze creerà numerose opportunità di investimento nel debito, da quello senior che offre protezione nei ribassi a soluzioni di capitale ibrido come debito junior, rescue financing e prestiti ponte, per sponsor che hanno bisogno di tempo nonché per proprietari e mutuanti con gap di finanziamenti.

Ravvisiamo opportunità anche negli investimenti in crediti come quelli legati a finanza fondiaria, leasing triplo netto e attivi core-plus selezionati che offrono flussi di cassa regolari e resilienza. Gli investimenti di stampo equity sono riservati a opportunità eccezionali laddove l’efficacia della gestione attiva, gli attrattivi rendimenti da flussi di cassa stabilizzati e i trend di lungo periodo presentano chiari vantaggi competitivi.

Gli alloggi per studenti, l’edilizia sociale e i data center sono sempre più visti dagli investitori come attivi rifugio, che offrono qualità analoghe alle infrastrutture, come flussi di cassa stabili e capacità di resistere alla volatilità macroeconomica.

In questo ciclo, siamo convinti che il successo dipenderà da un’esecuzione disciplinata, dall’agilità strategica e dalla profondità delle competenze, e non dal momentum di mercato.

Le considerazioni illustrate riflettono i risultati del terzo Global Real Estate Investment Forum annuale di PIMCO, tenutosi a maggio a Newport Beach, California, che ha riunito professionisti degli investimenti di tutto il mondo per valutare le prospettive a breve e a lungo termine dell’immobiliare commerciale, in un processo analogo a quello dei nostri Cyclical e Secular Forum. PIMCO vanta una delle maggiori piattaforme al mondo nell’immobiliare commerciale, con oltre 300 professionisti che gestiscono un patrimonio intorno a 173 miliardi di dollari su un ampio spettro di strategie che investono nel debito e nell’equity immobiliare sui mercati pubblici e privati (dati al 31 marzo 2025).

Analisi macro: la divergenza fra regioni diventa piu’ profonda, emergono nicchie

Il divergere delle condizioni macroeconomiche disegna nuove mappe nell’immobiliare commerciale globale. I principali fattori macro (politica monetaria, rischio geopolitico e cambiamenti demografici) non si muovono più in sincronia. Le strategie devono essere più regionali, più selettive e più in sintonia con le sfumature locali.

Negli Stati Uniti, il percorso incerto dei tassi di interesse getta un’ombra lunga. Le attività di rifinanziamento hanno subito un netto rallentamento, soprattutto nel settore degli uffici e nel comparto retail. I volumi delle operazioni restano sottotono e le valutazioni si sono indebolite. Con la crescita economica che è attesa restare debole, pochi si aspettano un veloce rimbalzo. I 1.900 miliardi di dollari di debito in scadenza entro la fine del prossimo anno sono una fonte di rischio ma anche di potenziali occasioni per operatori ben capitalizzati.

L’Europa è alle prese con un diverso insieme di sfide. La crescita era già debole prima della pandemia e adesso è in ulteriore rallentamento, frenata dall’invecchiamento demografico e da una produttività fiacca. L’inflazione resta caparbia, il credito è ristretto e la guerra in Ucraina continua a pesare sul sentiment. Ci sono tuttavia sacche di resilienza; l’aumento della spesa per la difesa e gli investimenti in infrastrutture potrebbero fornire una spinta positiva in alcuni Paesi.

Nella regione dell’Asia-Pacifico, i capitali si dirigono verso mercati più stabili, tra cui Giappone, Singapore, e Australia, che notoriamente offrono regole chiare e prevedibilità del quadro macroeconomico. La Cina resta sotto pressione. Il suo settore immobiliare è ancora fragile, i livelli di debito sono elevati e la fiducia dei consumatori malferma. In tutta la regione, l’attenzione degli investitori si sta focalizzando sempre più sulla trasparenza, sulla liquidità e su aree con fattori demografici favorevoli.

Stiamo osservando anche alcuni primi segnali di riallocazione nelle intenzioni di investimento, che potrebbero avvantaggiare l’Europa a scapito di Stati Uniti e regione dell’Asia-Pacifico. È il riflesso di un più generale riposizionamento da strategie transcontinentali verso un impiego dei capitali più focalizzato a livello regionale.

Il quadro globale è frammentato ma questa complessità può offrire opportunità agli investitori avveduti.

Prospettive settoriali: analisi più che ipotesi

Quali sono le implicazioni per l’immobiliare commerciale? In un contesto frammentato e incerto, le generalizzazioni settoriali hanno perso la loro utilità. I cicli dell’immobiliare non sono più sincronizzati; variano per classe di attivo, area geografica e persino per sottomercato. Ciò che ne consegue è chiaro: serve un approccio granulare.

Per avere successo negli investimenti occorrono analisi dettagliate a livello di attivo, gestione sul campo e profonda conoscenza delle dinamiche del mercato locale. È altresì necessario saper cogliere le intersezioni tra evoluzioni macro e fondamentali immobiliari. L’incremento delle spese per la difesa in Europa, ad esempio, probabilmente stimolerà la domanda di spazi per la logistica, la ricerca e sviluppo, la produzione industriale e gli alloggi, specialmente in Germania e in Europa orientale.

Per gli investitori, è cruciale un approccio focalizzato su specifici attivi, sottomercati e strategie in grado di generare rendimento durevole e di resistere nella volatilità. In questo ciclo, le opportunità di alfa saranno più importanti delle scommesse sul beta. Di seguito, analizziamo i settori nei quali questa precisione può dare i suoi frutti.

Infrastrutture digitali: domanda affidabile, aumento del rigore

Le infrastrutture digitali sono diventate la spina dorsale dell’economia moderna e fulcro di attenzione da parte dei capitali istituzionali. L’esplosione dell’intelligenza artificiale (IA), dei servizi in cloud e di applicazioni che usano enormi quantitativi di dati ha trasformato i data center da attivi di nicchia in infrastrutture strategiche. Emergono tuttavia nuove sfide: limiti di potenza elettrica, ostacoli normativi e l’esigenza di cospicui investimenti di capitale (cfr. Figura 1).

Figura 1 – Notevole aumento degli investimenti in data center

Il grafico a barre mostra gli investimenti annui in data center di Amazon, Microsoft e Google dal 2015 al 2026 (proiezione). Questi investimenti hanno registrato un continuo aumento ed un notevole balzo del 56% dal 2023 al 2025. Amazon è in testa per spesa totale, seguita da Microsoft e Google. Il grafico illustra la rapida crescita degli investimenti in infrastrutture digitali, trainata dalla domanda di intelligenza artificiale e servizi cloud.

Fonte: Bloomberg, Goldman Sachs, Amazon, Microsoft, Alphabet e PIMCO al 2 maggio 2025

Nota: i dati di Amazon sui ricavi riflettono gli effetti dei movimenti nei tassi di cambio; la società tuttavia non indica in modo specifico gli effetti di questi movimenti sui ricavi di Amazon Web Services, Inc. Anche i ricavi di Google riflettono movimenti nei tassi di cambio ma la società non specifica separatamente il dato di questi effetti sui ricavi di Google Cloud.

A scopo puramente illustrativo Non vi è alcuna garanzia che le tendenze indicate persisteranno.

Nei mercati globali la domanda è fuori discussione, la questione semmai è dove e come soddisfarla. Negli hub maturi, come il Nord Virginia e Francoforte, gli hyperscaler come Amazon e Microsoft stanno accaparrandosi capacità con anni di anticipo, soprattutto per strutture che devono soddisfare i requisiti di inferenza dell’IA e del cloud. Questi attivi possono offrire resilienza e potere di determinazione dei prezzi. Tuttavia, le strutture dedicate all’addestramento dell’IA che richiedono grandi capacità di calcolo, spesso ubicate in regioni ricche di energia, con costi inferiori, presentano rischi legati all’affidabilità della rete elettrica, all’espandibilità nonché all’efficienza economica sul lungo termine.

Con i mercati core sotto pressione per l’entità della domanda, i capitali si dirigono verso altri lidi. In Europa, le carenze energetiche e i ritardi nella concessione dei permessi, assieme alla bassa latenza e ai requisiti di sovranità digitale, stanno imponendo uno spostamento dagli hub tradizionali verso città Tier 2 e 3 emergenti come Madrid, Milano e Berlino, che offrono potenzialità di crescita ma presentano al contempo gap infrastrutturali, quadri normativi differenti e rischi di esecuzione che esigono un approccio più locale e sul campo.

In Asia-Pacifico, l’enfasi è sulla stabilità e sulla espandibilità. Paesi come Giappone, Singapore e Malaysia, continuano ad attrarre capitali grazie al robusto quadro di riferimento normativo e istituzionale. In questi mercati, gli investitori danno priorità a strutture capaci di supportare carichi di lavoro ibridi ed evoluzioni dei requisiti ESG anche a fronte di aumenti dei costi e strette nella regolamentazione.

Con le infrastrutture digitali che diventano centrali per la performance economica, non sarà solo la loro capienza a contare ma il successo negli investimenti dipenderà dalla capacità di sapersi orientare nelle complessità normative e operative, gestire i vincoli in termini di aree e potenza energetica, e ottenere sistemi che siano resilienti, espandibili e ottimizzati per un futuro guidato dai dati, in modo efficiente dal punto di vista energetico nonché distribuito.

Alloggi: domanda durevole, rischi divergenti

Il settore degli alloggi continua a offrire potenziale di rendimento e domanda strutturale. Fattori demografici favorevoli come l’urbanizzazione, l’invecchiamento demografico e l’evolvere delle strutture familiari, continuano a sostenere la domanda a lungo termine. Il contesto d’investimento è tuttavia frammentato. I quadri normativi, le pressioni sull’accessibilità economica e gli interventi a livello di politiche variano ampiamente, il che richiede agli investitori di muoversi con cautela.

La domanda di abitazioni in affitto resta robusta sui mercati globali, in ragione degli alti prezzi di acquisto delle case, dei tassi dei mutui elevati e dell’evolvere delle preferenze dei locatari. Queste dinamiche stanno allungando i cicli delle locazioni e alimentando l’interesse per il multifamily, gli sviluppi immobiliari finalizzati alla locazione e gli alloggi per lavoratori.

Il Giappone spicca per la combinazione di migrazione verso le città, domanda di alloggi in affitto accessibili e solidità del quadro istituzionale ed offre un mercato stabile e liquido per gli investimenti a lungo termine nel comparto residenziale (cfr. Figura 2).

Figura 2 – I capitali seguono lo spostamento della popolazione giapponese verso i centri urbani

Il grafico a barre sovrapposte mostra l'allocazione di capitale nel comparto immobiliare in cinque città giapponesi (Tokyo, Osaka, Nagoya, Fukuoka e altre) dal 2015 al 2025 (da inizio anno). Tokyo riceve regolarmente la quota maggiore e la sua percentuale sull'allocazione totale è cresciuta nel periodo. Il grafico evidenzia la concentrazione degli investimenti nei centri urbani, in particolare a Tokyo, alla luce dei cambiamenti demografici e della migrazione verso aree urbane.

Fonte: Urban Land Institute, MSCI Inc., RCA, e Savills, maggio 2025. A scopo puramente illustrativo Non vi è alcuna garanzia che le tendenze indicate persisteranno.

Tuttavia i mercati non sono monolitici. In alcuni Paesi, le piattaforme istituzionali crescono velocemente. In altri, preoccupazioni per l’accessibilità degli alloggi hanno dato origine a interventi normativi, tra cui regole più stringenti sulle locazioni, restrizioni in particolari aree, e un crescente scrutinio dei proprietari immobiliari istituzionali, soprattutto laddove l’accessibilità è divenuta un tema caldo nel dibattito pubblico.

Gli alloggi per studenti sono emersi come una nicchia interessante, sostenuta dall’aumento degli studenti e dall’offerta limitata. Le strutture costruite appositamente a questo scopo possono beneficiare di una domanda prevedibile e del numero crescente di individui che si sposta per studiare a livello internazionale. La strutturale carenza di offerta, i fattori demografici favorevoli e la persistente attrattiva di un’istruzione superiore, soprattutto nei Paesi anglofoni, continuano a sostenere questa classe di attivo.

Le dinamiche regionali tuttavia contano. Negli Stati Uniti la domanda resta robusta in prossimità delle migliori università, anche se crescono preoccupazioni che la stretta sui visti agli stranieri e un clima politico meno accogliente possano frenare i futuri arrivi di studenti internazionali. Per contro, Paesi come Regno Unito, Spagna, Australia e Giappone registrano incremento della domanda, sostenuta da un regime di visti più favorevole e reti universitarie in espansione.

Nel settore degli alloggi, le convinzioni d’investimento a livello globale vanno abbinate con la padronanza delle realtà locali. La scalabilità operativa, il sapersi orientare sulle normative e le conoscenze sui fattori demografici sono sempre più importanti in quanto fondamentali per generare valore sostenibile in un comparto che è essenziale, in evoluzione e complesso.

Logistica: sempre in movimento

Gli immobili industriali, compresi magazzini, centri di distribuzione e hub logistici, sono emersi come un pilastro dell’economia moderna. Un tempo ambito utilitaristico più marginale, il settore oggi è al centro degli scambi globali, dei consumi digitali e delle strategie di filiera. La sua attrattiva riflette l’ascesa dell’ e-commerce, la riconfigurazione delle filiere con il loro avvicinamento ai mercati domestici e l’incessante domanda di consegne più veloci. Anche se la rapida crescita degli affitti degli ultimi anni sta rallentando, i proprietari con contratti di locazione rinnovabili restano in una solida posizione. I capitali istituzionali continuano ad affluire, soprattutto in segmenti di nicchia come la logistica urbana e i magazzini frigoriferi.

Le prospettive del settore tuttavia sono sempre più legate all’area geografica e al profilo dei locatari. Alcuni temi sono ricorrenti tra le varie regioni. In primo luogo, le rotte del commercio continuano a evolvere. Negli Stati Uniti ad esempio i porti della Costa Est e gli hub interni stanno cogliendo i benefici del rimpatrio delle produzioni e dei cambiamenti nelle rotte marittime. Questo riflette un tratto comune generale a livello globale: le strutture vicine ai principali corridoi logistici, che si tratti di porti, terminali ferroviari o centri urbani, sono più pregiate e remunerative. Anche in queste posizioni favorite tuttavia lo slancio delle locazioni si è moderato: i locatari sono più cauti, le decisioni ritardate, e la nuova offerta minaccia di superare la domanda in alcuni corridoi.

In secondo luogo, la domanda urbana sta riplasmando la logistica. In Europa e Asia, i locatari danno priorità alla vicinanza ai consumatori e alla sostenibilità, alimentando l’interesse per spazi vuoti o sottoutilizzati e strutture certificate green. Tuttavia gli ostacoli normativi, la domanda disomogenea e gli aumenti dei costi di costruzione mettono a dura prova la pazienza degli investitori. In Giappone e Australia si continua a registrare un solido assorbimento ma l’offerta sovrabbondante in città come Tokyo e Seoul ha moderato la crescita degli affitti, anche se i fondamentali a lungo termine restano integri.

Infine, i capitali stanno diventando più selettivi. Gli attivi core in primarie ubicazioni continuano ad attrarre forte interesse, mentre quelli secondari sono soggetti a crescente scrutinio. L’incertezza sulla politica commerciale, l’inflazione e il rischio di credito dei locatari accrescono l’attenzione alla qualità sia delle ubicazioni che delle locazioni. I fondamentali industriali restano solidi ma con il maturare del settore, anche gli investitori diventano più selettivi, prestando attenzione alle sfumature e alle specificità regionali.

Retail: aree di forza in un panorama rimodellato

L’immobiliare nel comparto retail è entrato in una fase di resilienza in spazi selezionati che si distinguono per la presenza di servizi essenziali, ubicazione e adattabilità. Un tempo anello debole dell’immobiliare commerciale, il settore si è consolidato, sostenuto dall’attrattività di strutture con servizi di prima necessità. Complessi con compresenza di spazi di vendita di prodotti alimentari, retail park e negozi nelle vie centrali delle principali città sono i segmenti che oggi ancorano il settore, offrendo potenziale durevolezza dei flussi reddituali e mitigazione dell’inflazione. In un contesto di tassi di interesse elevati e cautela negli impieghi di capitale, questi attivi sono apprezzati per l’affidabilità, non per il glamour.

C’è una chiara biforcazione nel comparto. Da un lato, attivi di pregio con traffico stabile, locazioni lunghe e offerta limitata di nuove strutture, qualità che continuano ad attrarre capitali e a offrire spazio per creare valore con ambienti rinnovati per destinazioni d’uso miste o ristrutturati per attirare locatari e canoni più alti. Dall’altro, attivi secondari appesantiti da obsolescenza strutturale, abbandono degli inquilini e valore in calo.

Questa divergenza si declina a livello regionale. Negli Stati Uniti, i centri commerciali con presenza di alimentari e i retail park si confermano resilienti, sostenuti dalla domanda dei consumatori e da impianti di locazione difensivi. I centri commerciali con grandi magazzini e strutture più deboli in aree suburbane, invece, continuano a essere alle prese con un declino di stampo secolare. Stanno tuttavia emergendo segni di reinvenzione mentre i marchi del lusso si riappropriano di una presenza di punta nelle vie principali in alcuni centri urbani.

Anche in Europa, si osserva una fuga verso la qualità. Le strutture retail ancorate da negozi di alimentari e altre attività essenziali stanno sovraperformando mentre quelle con beni e servizi discrezionali restano sotto pressione. La regione ha abbracciato più a fondo il modello omnicanale e alcuni proprietari convertono spazi sottoutilizzati in hub logistici di ultimo miglio.

In Asia, il turismo ha rivitalizzato i negozi nelle vie principali in Giappone e Corea del sud ma i centri commerciali in aree suburbane registrano un andamento più sottotono in un contesto d’inflazione e di spesa discrezionale fragile. Le tensioni commerciali aggiungono complessità.

Uffici: un settore ancora in cerca di un solido ancoraggio

Il settore degli uffici è ancora in fase di lento e disomogeneo riassestamento. I tassi di interesse elevati e il credito ristretto si aggiungono alle sfide poste dagli spazi sottoutilizzati e dalle evoluzioni delle modalità di lavoro. Le locazioni e il tasso di utilizzazione mostrano i primi segni di stabilizzazione ma la ripresa resta frammentata. Lo spartiacque tra attivi di pregio e quelli secondari si è cristallizzato in una linea di faglia strutturale.

Gli immobili di prima categoria (classe A) nelle zone centrali continuano ad attrarre locatari, sostenuti dai rientri in ufficio, dalla gara per aggiudicarsi talenti e dalle priorità ad aspetti ESG. Questi attivi offrono flessibilità, efficienza e prestigio. Gli edifici più datati e meno adattabili rischiano l’obsolescenza se non vengono ristrutturati con significativi investimenti di capitale.

Questa biforcazione è globale. Negli Stati Uniti, c’è stata ripresa delle locazioni in città costiere come New York e Boston, mentre l’eccesso di offerta penalizza la Sun Belt. L’ondata di debito in scadenza che si profila minaccia gli attivi più deboli e i capitali restano cauti sui rifinanziamenti. Le prospettive sono di lento assorbimento, riprezzamento selettivo e protratte difficoltà per gli attivi non core.

In Europa, stanno emergendo carenze di spazi di classe A in città come Londra, Parigi ed Amsterdam. I nuovi sviluppi immobiliari sono però limitati da vincoli normativi, costi di edificazione e aumento degli standard ESG. Gli investitori si sono spostati da strategie generiche a un underwriting più selettivo a livello di attivo.

La regione dell’Asia-Pacifico dimostra una relativa resilienza. I capitali continuano a dirigersi verso Giappone, Singapore e Australia, mercati apprezzati per la loro trasparenza e stabilità. Aumentano i rientri in ufficio, per ragioni culturali e di gara ad aggiudicarsi i talenti. La domanda resta concentrata su attivi di alta qualità.

Il settore è tuttora alle prese con un fardello strutturale. I portafogli istituzionali continuano a presentare consistenti allocazioni nel settore uffici, che sono l’eredità di cicli precedenti. Questa esposizione che viene dal passato può ostacolare la ripresa dei prezzi, anche per gli attivi di fascia più alta. Con l’idea stessa di “ufficio” in fase di ridefinizione, il successo dipenderà meno dai trend macro e più dall’esecuzione nei casi concreti.

Una rotta chiara per la fase successiva del real estate

Con l’immobiliare commerciale che entra in un ciclo più complesso e selettivo, la focalizzazione si sta spostando da un’esposizione di stampo generalista a operazioni mirate nell’equity e nel debito. La divergenza macroeconomica, il riallineamento a livello di settore e il rigore nell’impiego dei capitali dettano una ridefinizione della valutazione delle opportunità e della gestione del rischio.

In questo contesto riteniamo che per avere successo occorra integrare la conoscenza delle realtà locali con la prospettiva globale, saper distinguere i trend strutturali dal ‘rumore’ ciclico e applicare quella disciplina che genera regolarità di performance. La sfida non è semplicemente partecipare al mercato ma avere una rotta chiara e saper portare in porto gli obiettivi.

Il percorso per avanzare può essere più stretto ma resta accessibile a chi sa adattarsi con agilità. Gli investitori che allineano la strategia con la domanda di stampo durevole e sanno affrontare le complessità con disciplina possono sempre cogliere opportunità meticolosamente valutate di performance a lungo termine.

Maggiori informazioni sulle soluzioni immobiliari PIMCO qui.


1 Mortgage Bankers Association, a marzo 2025
2 Per “attivo rifugio” si intende un investimento ritenuto capace di mantenere o accrescere il proprio valore in tempi di volatilità di mercato. Gli investitori cercano attivi rifugio come riparo dai ribassi nelle turbolenze di mercato. Tutti gli investimenti comportano rischi e possono subire perdite di valore.
3 PIMCO Prime Real Estate è una società PIMCO. PIMCO Prime Real Estate LLC è una società interamente controllata da PIMCO LLC. PIMCO Prime Real Estate GmbH e le sue affiliate sono interamente controllate da PIMCO Europe GmbH. PIMCO Prime Real Estate GmbH opera in modo separato rispetto a PIMCO. PIMCO Prime Real Estate è un marchio registrato di PIMCO LLC e PIMCO è un marchio registrato di Allianz Asset Management of America LLC negli Stati Uniti e nel resto del mondo.

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